Uno sconosciuto è il mio amico – Decima lezione religione CSMA

Giovanni Paccosi

Uno sconosciuto è il mio amico – Decima lezione religione CSMA

15/01/2021 Religione Liceo Classico Santa Maria degli Angeli 0

La religiosità, il senso religioso si manifesta nella percezione che la realtà davanti a noi e dentro di noi, mostra la sua insufficienza a rispondere all’ampiezza dei desideri che ella stessa suscita, come se fosse un rimando continuo a un’altra cosa, a un altro che dietro, dentro tutto ci accompagna e si fa presentire, apparentemente assente ma più presente di ogni cosa presente. Una poesia di Pär Lagerkvist, quasi riassumendo tutto l’itinerario fin qui svolto nelle lezioni precedenti, ne è simbolo e drammatica testimonianza:

Uno sconosciuto è il mio amico 

Uno sconosciuto è il mio amico,
uno che io non conosco.
Uno sconosciuto lontano lontano.
Per lui il mio cuore è pieno di nostalgia. 

Perché egli non è presso di me. 

Perché egli forse non esiste affatto?
Chi sei tu che colmi il mio cuore della tua assenza? 

Che colmi tutta la terra della tua assenza? 

Nel cambiamento, nel procedere delle cose che mutano continuamente succede il paradosso descritto in questa poesia. Che tutto cambi fa sorgere sempre, ad ogni istante, una domanda: qual è la sorgente continua del cambiamento?

A –> A1

Tutto, ogni cosa (A) cambia, passa a una nuova condizione (A1), ma che cosa genera il cambiamento? Nello schema non si vede, ma questa domanda è la vera questione e ciò che è rappresentato davvero in questo piccolo schema è proprio quel qualcosa sconosciuto che non è presente in esso.

Cosí nell’esperienza: tutto rimanda a Qualcosa di nascosto ma presente. Il contenuto di questa esperienza è proprio ciò che è condensato (quando è usata in modo cosciente) nella parola DIO.

Accompagna queste riflessioni una canzone di Zucchero Fornaciari, “Il suono della domenica”. Fa parte di una serie di bellissime canzoni che il cantante sta pubblicando sul suo canale YouTube in questi mesi di lockdown, eseguite solo con la sua chitarra. Ascoltando questa canzone che sembra non parli del desiderio di Dio, se uno si lascia portare dalle parole, dense di nostalgia per un’umanità certa e in fondo lieta, anche nel soffrire, scopre che nel suono delle campane della domenica, nella bellezza dei campi fioriti del grano che “ha braccia tese verso l’eternità”, nella dignità di un popolo, anche negli errori della religione usata come ideologia, emerge la nostalgia di un bene totale, presente, reale e misterioso a cui dice tu. “Tu sai di me, io so di te…” La religiosità vera emerge da questo tipo di esperienza.